Ragusa, 1 aprile 2023 — "Stranizza d'amuri" è un film che vede un grande Beppe Fiorello alle prese con la regia.
In questi giorni è nei cinema siciliani, tra cui, ovviamente, il "Cinema Lumière" di Ragusa.
Il film si è rivelato di grande impatto emotivo nell'affrontare il tema, tabù, dell'omosessualità.
La magistrale regia è riuscita a far uscire la pellicola dai cardini dei ruoli stereotipati del cinema italiano. Qui ogni personaggio è un protagonista, anche se messo per la prima volta davanti ad una macchina da presa.
La delicatezza del tema è resa ancora più leggera dall'ingenuità dei due protagonisti, Nino e Gianni, che nella realtà a cui il film fa riferimento, avevano avuto una sola colpa: accorgersi di amarsi. I fatti di cronaca, a cui il film da voce, ci riportano negli anni '80 in un paesino povero e ancora troppo arretrato del catanese, Giarre, ancora poco pronto ad accettare l'amore fra due giovani dello stesso sesso. Poco propenso ad accettare quella "Stranizza d' amuri', a cui il titolo del film fa pensare, prendendo in prestito l'omonima canzone di Franco Battiato.
La campagna arida siciliana, le cave di pietra, le feste di paese, i fuochi d'artificio, le becere convinzioni di paese in cui spesso proprio i più giovani sguazzano per generare violenza gratuita verso i più deboli, sono quella cornice che marchia a fuoco tutta la vicenda.
Ma a parte il brutale destino a cui Nino e Gianni sono relegati, la pellicola mostra un tocco di romanticismo ineguagliabile. E ci piace credere che la delicatezza con cui il regista ha trattato il tema dell'omosessualità abbia dato una scossa al cuore anche a chi spesso storce il naso e troppo facilmente punta il dito verso coppie gay. Nino e Gianni hanno scoperto un amore puro la cui innocenza avrebbe dovuto essere la base contro ogni pregiudizio.
Ma non è stato così per quella gente, non per quelle famiglie troppo radicate nel territorio e non disposte a cambiare. Insomma era una questione d'onore che andava sistemata. Del resto in determinati contesti culturali della Sicilia degli anni '80 tutto procedeva con i piedi di "piombo" . Accettare o semplicemente discutere di determinati temi era praticamente impossibile... e in alcuni luoghi, purtroppo, lo è tutt' ora e non solo al sud.
Nel film Beppe Fiorello ha trattato il tema partendo dalla delicatezza dell'adolescenza, età in cui si sperimentano le prime amicizie e i primi amori. E abbassare strategicamente l' età ai due protagonisti reali della vicenda, ha consentito al regista di far trapelare la normalità del rapporto amoroso.
Chi è entrato in sala ignaro della storia che di lì a poco si sarebbe palesata nel lungometraggio, ha cominciato ad affezionarsi ai due protagonisti fin dalle prime apparizioni. I loro visi puliti e freschi, il loro animo gentile, la loro educazione e l'amore verso la propria genetorialità, il loro differenziarsi da una parte dei giovani del paese sprezzanti e violenti, hanno fatto emergere sentimenti positivi. Amare Gianni e Nino è stato facile.
Loro hanno vissuto secondo le loro passioni e la loro breve vita ne è stata appagata. La regia ha saputo valorizzare questi sentimenti scavando dentro l'anima dei due ragazzi. Tenersi per mano è una delle più belle espressioni d'affetto che possa esistere e loro lo hanno fatto senza paura.
Una pellicola che merita sicuramente dei riconoscimenti reali che si spera possano materializzarsi presto.
La colonna sonora originale e il brano inedito "Luntanu" di Giovanni Caccamo ne hanno ulteriormente impreziosito il contesto narrativo.
Giovannella Galliano